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Martedi 30 giugno 2015 alle 18 Federico Fabbri presenta il suo libro “Maledette ortensie”, ed. LuoghInteriori​ .
Lo scrittore fiorentino presenta il suo libro a Prato presso La libreria Mondadori – Opificio JM.

Ecco una breve intervista all’autore:

Da dove prende spunto per le trame dei suoi libri?

Solitamente è un’emozione che mi fornisce lo spunto per iniziare una storia. Penso a come mi sentirei se accadesse una determinata cosa e a come mi comporterei se mi trovassi in una particolare situazione. A volte può essere uno spunto banale a dare il via ad una riflessione che poi si porta dietro mille emozioni. Come nel caso di Maledette ortensie che è nato quasi per caso osservando in una giornata di pioggia un giardino pieno di quei grandi fiori: ricordo perfettamente la sensazione di malinconia che ha accompagnato quella visione e il parallelismo che immediatamente mi ha portato a creare il personaggio del protagonista di questa storia, malinconico come quelle ortensie rosa. Il resto, poi, è venuto da sé.

Quando scrive ha già in testa tutta la trama? Sa già come si dipanerà la storia, ne conosce già il finale?

Devo dire che lascio molto spazio all’improvvisazione, facendomi guidare più dalle sensazioni che non da un tracciato ben delineato. Mi piace scrivere storie intime, introspettive, dove le emozioni dei personaggi diventano protagoniste della narrazione: sono queste che costituiscono la struttura del libro, lo scheletro che sorregge il racconto. Nel caso di Maledette ortensie ho cercato in ogni modo di calarmi nei panni del personaggio lasciandomi guidare dall’istinto senza sapere esattamente dove questo mi avrebbe portato. L’evoluzione della storia ha seguito il mio stato d’animo e il finale che inaspettatamente ne è venuto fuori, ha sorpreso pure me, che all’inizio non sapevo come avrei concluso il romanzo; in realtà mi sto rendendo conto che ogni lettore dà una sua personale interpretazione dell’ultimo capitolo del libro, spesso assai diversa da quella che io ho immaginato scrivendolo ed è una cosa che mi lascia piacevolmente stupito, perché non pensavo che questo potesse accadere.

Ama mettere molti riferimenti al reale nelle sue storie?

Le mie storie affrontano tematiche comuni con cui ognuno di noi, per esperienza più o meno diretta, si è dovuto confrontare. Ma, come ho detto prima, quello che a me interessa è entrare nell’intimo dei personaggi per capire come la realtà che immagino incida sui loro comportamenti e sulle loro emozioni. Il reale, nel mio caso, è anche il pretesto per scoprire, attraverso i protagonisti della storia, qualcosa di più su me stesso.

Quanto sono autobiografici i suoi libri?

Direi poco, anche se alcuni lettori hanno pensato che Maledette ortensie fosse un romanzo autobiografico, forse per alcune immagini che coincidono con tratti della mia vita reale. Ma si tratta solo di piccoli riferimenti che mi hanno permesso di entrare più in sintonia con la storia, visto che per raccontare l’esperienza di un abbandono e le emozioni che tale evento può provocare, era necessario immaginare che una cosa del genere fosse accaduta davvero nella mia vita. Fortunatamente, la mia realtà è molto distante da quella del libro, tranne forse per la viscerale antipatia per le ortensie, che condivido con Marco, il protagonista del romanzo.

Quante ore al giorno scrive? Dove si mette? Quali cose aumentano la sua concentrazione e quali invece la distraggono?

Non ho tempi programmati per scrivere, anche se i giorni del fine settimana sono quelli in cui riesco a ritagliarmi un po’ di spazio in più da dedicare alla mia passione. In un angolo della sala da pranzo ho attrezzato una scrivania con computer e stampante: è quello il mio rifugio quando voglio scrivere. Preferisco farlo al mattino presto o nel primo pomeriggio, quando in casa c’è più tranquillità: accendo, anche in pieno giorno, la piccola lampada da tavolo gialla che mi ha accompagnato in tutti i traslochi fin qui fatti, infilo gli auricolari e faccio girare a ripetizione sempre la solita playlist, composta da una ventina di brani selezionati che mi aiutano a isolare i rumori di fondo tipici di un condominio di città e, al tempo stesso, a lasciare liberi i pensieri. In questo modo riesco a scrivere anche per diverse ore di seguito, o almeno fino a quando l’ispirazione non mi abbandona.

Parla di ciò che sta scrivendo con i suoi familiari?

Per Maledette ortensie non è accaduto: ho fatto leggere a mia moglie e mia figlia il libro solo dopo averlo completato. Diversamente, per il nuovo romanzo a cui sto lavorando, ho voluto condividere sia i confini della storia che anche alcune idee su come sviluppare i personaggi, anche perché sono state loro, le donne della mia vita, non troppo soddisfatte del finale di Maledette ortensie, a convincermi della necessità di far sì che i molti interrogativi lasciati aperti nel libro trovassero una spiegazione.

Scrive volentieri in solitudine?

Sì, assolutamente. Io scrivo prima di tutto per me stesso: è un modo per essere sincero fino in fondo, senza alcun filtro e senza reticenze. Un modo per guardarsi allo specchio e scoprire cose di sé altrimenti invisibili: ogni invasione di questo spazio intimo è un’occasione di distrazione che allontana dall’obiettivo. Sono convinto che la solitudine sia un ingrediente fondamentale per affrontare questo percorso.

Ha dei consigli da dare a chi inizia a scrivere?

No, non mi sento di dare consigli, non ho l’esperienza per farlo; casomai vorrei riceverne io di nuovi. Il primo che ho ricevuto è stato quello di un addetto ai lavori che, senza neppure aver aperto il mio libro, ha detto che in giro ci sono troppi scrittori e troppo pochi lettori: l’ho preso per un incoraggiamento ad andare avanti, pur consapevole che, nella realtà, era una invito a lasciar perdere. A chi inizia a scrivere, quindi, do solo un suggerimento: non arrendetevi  e date vita alle vostre storie, perché non c’è emozione più grande del poter condividere con i lettori quelle pagine che raccontano di voi, del vostro cuore, delle vostre emozioni. Per me è stato così e mi auguro possa esserlo anche per chi, come me, ci crede fino in fondo.

 

 

La Georgia e la sua natura incontaminata ma anche la sua cultura e le sue genti attraverso gli occhi di un gruppo di cicloturisti. Magicamente racchiusi nell’opera “GEORGIA E SVANETI GAMARJOBA” di Ferdinando Da Re.

Venerdì 29 maggio 2015 alle ore 20,30 a Villa Brenzoni Bassani di Sant’Ambrogio di Valpolicella (ex quartiere fieristico in viale del Marmo) è in programma il quarto evento della rassegna «Editoria, tra passione e territorio», organizzata dal Circolo Acli di Gargagnago in collaborazione con Damolgraf Editore e il Comune di Sant’Ambrogio di Valpolicella Assessorato alla Cultura e Manifestazioni.

Sotto i riflettori ci sarà «Georgia e Svaneti gamarjoba», opera del cicloturista Fernando Da Re. Disquisiranno sull’argomento l’autore del libro, il cicloturista Fernando Da Re; Massimo Spinamano direttore commerciale di Damolgraf Editore e l’antropologo Jacopo Miglioranzi.

Fernando Da Re illustrerà il viaggio vissuto in Georgia attraverso la forma del romanzo: durante il racconto le storie di diversi personaggi si intrecciano a vicenda, ravvivandolo di sfumature e di caratteri o di manifestazioni estemporanee con colpi di scena fino al finale con sorpresa. Il paesaggio riceve le migliori attenzioni dell’autore. Il linguaggio dell’autore assume la forma lirica non essendo sufficienti semplici parole per descrivere le emozioni che prova. A volte a prestito dai grandi le reinterpreta affidando al cuore di chi legge la necessità di darne significato. Il fascino di luoghi incontaminati, di zone di confine naturali ed etnografiche, il contatto con ruoli e metodi degli abitanti e con tradizioni ancora radicate pur nell’incontro della modernità, sono gemme pregiate. Il libro si avvale di una ricerca storica di documenti del 1700, di mappe del percorso e di numerose fotografie a colori.

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La guerra, da un altro punto di vista

Venerdì 22 maggio 2015 alle ore 18.30 presso Qu. Bi Gallery a Palazzo Valmarana Braga, Corso Fogazzaro 16 – Vicenza, Gianluca Meis presenta il suo libro Quando arrivarono i tedeschi (ed. Graphe.it). L’evento vedrà la partecipazione di Riccardo Dal Ferro.

Quando arrivarono i tedeschi è una raccolta di racconti brevi sulla guerra. Ma non la guerra combattuta nei campi di battaglia. È la guerra delle retrovie, come quella del partigiano Matteo che, prima della sua fucilazione, intona La Forza del Destino di Giuseppe Verdi. È la guerra di chi è rimasto a casa, delle donne che vanno a lavorare nelle fabbriche al posto dei mariti o a lavare i panni al fiume. Di un bambino che, impotente, assiste all’esecuzione di due soldati tedeschi. Di una giovane che aspetta con trepidazione il ritorno del suo innamorato dal fronte. Uno sguardo sulla vita della gente comune che, nonostante la guerra, trova la forza di tirare avanti.

Gianluca Meis vive e lavora a Padova, dove si è laureato in psicologia. Ha pubblicato il suo primo libro di racconti nel 2007 a cui sono seguiti dei saggi con vari editori. Suoi articoli e racconti sono usciti con diverse riviste. Recentemente ha pubblicato #Rettore. Magnifico delirio (Vololibero 2014). fa parte di una compagnia teatrale, è Presidente di Ata.Teatro Padova e uno degli animatori del seguitissimo blog letterario svolgimentoblog.com

L’evento è a ingresso libero.

Scheda del libro – Evento Facebook

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Mercoledì 13 maggio alle ore 19.30 presso l’enoteca DIVINIS a Bologna

LIBRESCHI, un esperimento che unisce il gusto del buon vino al piacere della narrativa.
Attraverso un percorso di accostamenti eno-letterari, i nostri ospiti scopriranno come vini e romanzi si esaltino a vicenda, fondendosi in un’esperienza sensoriale unica.

Presso l’enoteca Divinis, Canto 31 presenta, per il 2° anno, un ciclo di serate dove potrete divertirvi a degustare quattro diversi abbinamenti, tra gli splendidi vini di Maurizio e le incursioni letterarie di vari autori contemporanei italiani, ascoltando brevi letture dai libri proposti.

Incursioni enologiche a cura di Maurizio Landi e degustazioni letterarie a cura di Daniela Bortolotti, Giampiero Attanasio, Mariagiovanna Cantù, Patrick Fogli e Davide Pappalardo. Al termine dell’evento sarà possibile acquistare i romanzi autografati dagli autori presenti e i vini degustati.
Bookcorner in collaborazione con la libreria Trame di Bologna.

Mercoledì 13 maggio – ore 19.30 – enoteca DIVINIS – via Battibecco 4/c, Bologna – INGRESSO 15 € – PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA – 051/2961502 – 338/1431367 – 339/3170728 – info@canto31.it

Giovedì 14 maggio 2015 alle 21 Nicoletta Romanelli presenta
“Le mie sorelle erano innamorate di Andrea Giordana (e io no) – Una guida alla felicità” ed. LuoghInteriori

L’Autrice “Aspirante Felice” ci coinvolge nel racconto della sua personale esperienza… un viaggio alla ricerca della “beatitudine che proviene dalla conoscenza di se stessa
Alessandro Quasimodo

Saranno presenti:
Alessandro Quasimodo, attore e regista
Antonio Vella, Amministratore Delegato della Casa Editrice Luoghinteriori
Nicoletta Romanelli, autrice
Presenta: Elisabetta Del Bo

Con questo suo primo romanzo Nicoletta Romanelli si è classificata al primo posto per la Selezione narrativa al Premio Letterario “Città di Castello” edizione 2014.

Venerdì 15 maggio 2015 alle ore 18.00 presso Qu Bi Gallery a Palazzo Valmarana Braga, Corso Fogazzaro 16 – Vicenza, Lidia Fogarolo presenta “Grafologia e sessualità” (ed. Graphe.it), un’analisi psicologica, sociale e culturale del comportamento sessuale condotta attraverso gli indicatori segnici individuati dal grafologo italiano Girolamo Moretti.

Nel libro, Lidia Fogarolo indaga scritture di personalità famose come Adolf Hitler, Pablo Picasso, J.F. Kennedy, Emily Dickinson e descrive con estrema chiarezza come l’attrazione sessuale, e tutti i comportamenti che rientrano nella sfera sessuale e affettiva dell’individuo, possano modificare la personalità e quindi la grafia del soggetto. Nei segni della grafologia si celano infatti aspetti a volte inconsapevoli del nostro approccio all’eros.

L’autrice, laureata in psicologia e specializzata in grafologia, distingue tramite i segni grafologici la spinta sessuale legata allo slancio passionale (segno Slanciata), quella dovuta all’affettività languida (Pendente), o all’intenerimento erotico (Aperture a capo A-O), o alla materialità del sentimento (Marcata) o alla maggiore attrazione per il mondo delle forme (Accurata). Grazie alla particolarità e alla ricchezza di questo strumento interpretativo, ne risulta di molto arricchita la comprensione della complessità dell’esperienza umana.

Lidia Fogarolo, grande esperta di grafologia morettiana e allieva di Giovanni Luisetto, lavora come analista e perita grafologa, è consulente tecnico di tribunale nei procedimenti di verificazione di scritture e docente di grafologia applicata alle dinamiche interpersonali. Per Graphe.it ha già pubblicato “Perché gli opposti si attraggono e i simili si comprendono” (2013), mentre per le Edizioni Messaggero Padova ha pubblicato Tratti di Personalità nella Scrittura – Manuale di grafologia morettiana” (2012), disponibile anche in lingua inglese, e “Il segno grafologico come sintesi psicologica” (2011).

L’evento è a ingresso libero.

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