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Giorgio, ripetutamente e inavvertitamente, cominciò a guardarle le belle gambe. Le osservava con discrezione, di soppiatto, per non imbarazzarla. Anche adesso che la ragazza era seduta, si calava gli occhiali portati normalmente sulla fronte per non mettere a disagio, si copriva gli occhi con gli occhiali scuri, così diveniva anonimo, freddo, distaccato, un automa, una macchina, un vero capoufficio.
Quando Teresa entrava nella stanza, si sentiva marcatamente un profumo di viole misto rose, una buona essenza, la ragazza era molto profumata. Giorgio l’avrebbe riconosciuta, in seguito, ricordando il profumo di rose e viole sospeso in aria. Teresa lo attirava, lui cercava di concentrarsi ma lei era un forte richiamo di bellezza e di gioventù.
Dopo averla registrata, Giorgio riconsegnò la posta a Teresa che si alzò, salutando e arrossendo, prese in consegna la cartella e uscì dalla stanza con passo lento, ancheggiando.
Quella ragazza era stata per Giorgio una rivelazione.
Mario Petrera è nato nel 1941 a Tornimparte (AQ) dove vive tuttora. Il padre Francesco fu fucilato dai tedeschi a Morro (RI) insieme ad altri venti partigiani. Ha vissuto nei collegi dei frati e delle monache dell’ordine dei Francescani minori sia da bambino che come istitutore dopo il diploma in Ragioneria. Laureato in Economia e commercio e in Legge, ha lavorato come ispettore del lavoro, commercialista, giudice tributario e giudice di pace. Ha tre figli e sei nipoti.
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