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Una mostra d’arte ha i suoi rituali, come da tradizione gli officianti del sacro rito del vernissage si radunano ossequiosi attorno all’oggetto della loro attenzione estetica. A volte questo oggetto si manifesta nelle rassicuranti forme della pittura o della scultura, in altri casi si presenta come più o meno interattiva installazione, fino a smaterializzarsi come arte performativa o concettuale. Comunque sia, in una di queste forme o in tutte le ibridazioni possibili, l’oggetto d’arte è presente. Diverso è il nostro caso, perché quello che Davide Corsi espone è una selezione di stampe. Non si intende qui di collaudate mostre di incisioni, litografie, fotografie o altro di simile, qui si tratta di stampe di opere digitali. E non si intende nemmeno documentare in forma cartacea esperienze di arte programmata o Cryptoart: le illustrazioni digitali esposte sono state concepite proprio in funzione della stampa come prodotto finale. Chiarito quanto sopra sull’oggetto di questa mostra, concentriamoci ora sull’altrettanto sfuggente figura dell’artefice. Davide Corsi è stato un pioniere del disegno digitale, questo fin dagli anni ’80 quando, in parallelo con gli studi artistici tradizionali, ha iniziato una sua originale ricerca implementando le potenzialità espressive dei primi rudimentali programmi di grafica al computer, sviluppando in questo modo un personale metodo di lavoro grazie alla contaminazione dei mezzi offerti dai differenti software dell’epoca, mezzi oggi facilmente accessibili a chiunque. Questo lungo percorso creativo e sperimentale che arriva fino ai giorni nostri è stato sempre accompagnato da una consapevolezza delle mutazioni del gusto e degli stili, grazie a un confronto continuo con tutte le altre forme espressive […]
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