Pianeti

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Nella vita gli incontri possono essere speciali: uno di questi è stato conoscere, seppur virtualmente all’inizio, Marcello Meli. Tutto nasce da qui; la vita ti fa sempre dei gran regali! Dunque, Marcello Meli mi chiede, dopo aver visto alcune mie produzioni in foto, se ho voglia di fare delle illustrazioni ad alcune sue poesie in sanscrito/italiano sui Pianeti. Accolgo la sua proposta con entusiasmo, pur non sapendo di cosa si tratterà di preciso, e attendo le sue poesie, precisando però che solo dopo averle lette potrò dire se mi sento in grado di illustrarle. Ogni volta che mi trovo a rappresentare con immagini degli scritti in prosa o in poesia, la cosa più importante per me è che mi nascano subito, senza fatica alcuna e spontaneamente, delle immagini, che mi facciano entrare in mondi anche sconosciuti. Questa è la condizione necessaria al mio lavoro. Devo confessare che già solo vedere la grafica della scrittura sanscrita mi ha entusiasmato, mi ha spinto a scendere dentro di me e a entrare in comunicazione con i miti antichi, con le forme che probabilmente ci portiamo tutti dentro come bagaglio, memoria storica di cui l’umanità è dotata. Già con questi stimoli divido la mia ricerca in due aspetti: la parte tecnica con il materiale da usare, e un’analisi approfondita degli elementi iconografici dell’antico oriente, spingendomi anche a parallelismi con elementi delle antiche civiltà occidentali. Entro così in un mondo “magico”, il mondo delle immagini, del “fare immagine” che ha come elemento costitutivo il “fare anima”, come dice Hillman. Partendo dal significato della parola “sanscrito”: scrittura perfetta, ben rifinita, non posso che pensare a una forma circolare che racchiude un’armonia cosmica, vuoto e pienezza insieme, carica di significato e nel contempo aperta a tutte le possibilità di movimento. Scelgo carichi di significato perché contenenti memorie antiche e sapori primari; utilizzerò dei dischi a 33 giri in vinile che ho recuperato da chi li voleva buttare via e dei dischi di cartone che i pasticceri mettono sotto le torte per tenerle in forma. Sembrerà assurda la scelta, ma da un lato desidero non buttare via niente e dare una nuova vita a questi “rifiuti”, e dall’altro lato usarli come metafore di ricordi, sapori che portino gli esseri umani alla conoscenza di sé. Mi pare sia questa la funzione della poetica sanscrita. Risolto il problema del materiale e delle tecniche, ho riflettuto molto sull’aspetto iconografico a cui allacciarmi per illustrare le poesie. Ho guardato molte immagini di varie civiltà, non disdegnando l’arte semplice della decorazione dei vasi, degli oggetti. Prendendo in esame la parola Pianeti e le poesie, ho pensato che non avesse senso riferirmi all’astronomia odierna e alle immagini figurative: non le ritenevo adeguate a concetti che consideravo mitici, astratti. Forse la rappresentazione più significativa era quella di utilizzare elementi geometrici che tramite forme e colori potessero evocare sensazioni, emozioni e tutto quello che le poesie di Marcello Meli suscitavano in me alla lettura. Questo lavoro mi è apparso subito come una meditazione personale; a mano a mano che proseguivo aumentava la concentrazione e la capacità di scendere nel mio profondo, raggiungendo una intensità focalizzata, una piacevole sensazione di “fare anima”. Ringrazio sentitamente Marcello Meli per avermi dato l’opportunità di esplorare nuovi mondi e penetrare nel mio sé più profondo.

Patrizia Da Re