Buio freddo e pioggia
Il casello autostradale può essere una visione meravigliosa e magica.
Devono però verificarsi quattro, dico quattro condizioni contemporanee ma se succedono il casello diventa magia.
Prima condizione: un lungo viaggio, tanti chilometri, magari sotto l’acqua.
Seconda condizione: al casello ci devi arrivare di notte, tipo tra le due e le quattro, niente coda.
Terza condizione: deve essere un casello che segna, non uno di quelli in cui ci si imbatte quando prendi un uscita qualsiasi, deve corrispondere alla fine dell’autostrada.
Tu arrivi e sembra che qualcuno sottovoce nella tua testa ti dica: Bravo! Qui finisce il viaggio, sei arrivato, ce l’hai fatta, sei stato bravo: sei sopravvissuto ai cambi di carreggiata dei lavori in corso (incredibilmente deserti), agli schizzi d’acqua spaventosi sputati dai camions, alle lame di pioggia che nelle curve a sinistra ti mandavano in acquaplaning, al tramezzino dell’autogrill, al torpore, al sonno, ai mille pensieri e ricordi che tornano a galleggiare solo quando ti aspetta un lungo nastro d’asfalto, bravo… bravo…”.
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